Diritti, ultima frontiera – Episodio 17, suicidio medicalmente assistito

Diritti, ultima frontiera – Episodio 17, suicidio medicalmente assistito

Mercoledì 11 giugno 2025 si è tenuto il diciassettesimo incontro della serie “Diritti, ultima frontiera", in cui abbiamo approfittato di vedere insieme un episodio di una nota serie televisiva per commentarlo insieme a Demian Alexander Torossi dello Star Trek Italian Club “Alberto Lisiero” e a Elisabetta Borlina della Cellula Coscioni di Pordenone.

Pubblichiamo in questa pagina alcune foto della serata e un testo che Elisabetta ha preparato per l’occasione.


L’episodio che abbiamo appena visto ci invita a riflettere su quale valore attribuiamo alla vita e soprattutto alla morte. Il personaggio di Quinn, un essere immortale che decide di porre fine alla sua esistenza, ci offre uno spunto per esplorare il delicato confine tra il diritto alla vita e il diritto alla morte, un tema che si intreccia con le discussioni contemporanee sull’eutanasia e sul suicidio assistito.

Per parlare di questi argomenti partiamo dal presupposto che nel linguaggio comune spesso si usano i termini “eutanasia” e “suicidio assistito” in modo interscambiabile. È pertanto indispensabile precisare l’uso di queste espressioni, quindi chiarire che non sono sinonimi. Per eutanasia si intende l’uccisione intenzionale di un individuo da parte di un medico o del personale sanitario, per mezzo della somministrazione di farmaci, in seguito alla richiesta volontaria di tale individuo. Il suicidio assistito, invece, è l’atto per mezzo del quale un individuo si procura una morte rapida e indolore mediante l’assistenza di un medico che prescrive i farmaci necessari al suicidio e lo consiglia riguardo alle modalità di assunzione.

Nell’episodio Quinn rappresenta l’individuo che rivendica il diritto di scegliere la propria fine, un tema che solleva importanti interrogativi sulla libertà individuale e sull’autodeterminazione, in particolare quando si tratta di decisioni riguardanti il fine vita. L’autodeterminazione nel fine vita si riferisce al diritto di un individuo di fare scelte autonome, libere e senza coercizioni esterne riguardanti il proprio corpo e la propria morte. Ciò include il diritto di rifiutare cure mediche che prolungano la vita, di scegliere come e quando morire, e di ricevere assistenza per porre fine alla propria vita in modo dignitoso.

In Italia, la legge 219/2017 riconosce il diritto all’autodeterminazione terapeutica, permettendo al paziente di rifiutare o interrompere trattamenti medici, anche se questi sono potenzialmente salvavita. Tale normativa disciplina anche le Disposizioni Anticipate di Trattamento che indicano come una persona possa autodeterminarsi prima che si ritrovi in particolari situazioni che mettano a repentaglio la propria vita. Le decisioni relative alla propria storia personale (anche per quanto riguarda la gestione del percorso di malattie e di cura) sono unicamente una scelta individuale e le persone hanno il diritto di ricevere tutte le informazioni necessarie nonché essere sostenuti nella comprensione di tutte le proposte terapeutiche, decidendo quali accettare e quali rifiutare, così da programmare il proprio percorso terapeutico in accordo con i propri valori, anche quando non saremo più in grado di decidere. La stesura della DAT è un dovere etico che pone il paziente al centro, modulando attorno a lui l’assistenza in base ai propri bisogni psicofisici e al proprio modo di vedere le cose.

Vediamo poi la posizione di Q che vuole opporsi fermamente alla possibilità di Quinn di decidere sul proprio destino. Q, essendo un essere immortale, ha una visione completamente diversa della morte. Per lui, permettere a Quinn di morire significa violare l’ordine naturale dell'universo. Questo punto di vista è simile a quello di molte persone e società che vedono l’eutanasia e il suicidio assistito come contrari a un principio universale di sacralità della vita. Infatti, durante il processo, sentiamo Q dire: “Lui vuole solo soddisfare i suoi capricci anche a costo di nuocere alla comunità” “Il suo suicidio potrebbe portare ad una serie infinita di conseguenze ignote per il Continuum” “Immaginate la confusione che si creerebbe nella nostra società se individui come il nostro Q potessero decidere se vivere o morire. Qui si tratta di fare una scelta tra ordine sociale ed anarchia”. Q rappresenta la posizione conservatrice che teme che il permesso di morire possa contaminare o normalizzare la morte, rendendo più facile la sua accettazione in situazioni in cui la vita potrebbe avere comunque valore. La sua paura è che questo tipo di scelta, una volta consentita, possa diffondersi e ridurre il rispetto per la vita stessa.

A questo proposito, si può parlare dalla cosiddetta fallacia del “pendio scivoloso” ossia un tipo di argomentazione che presuppone che un’azione o una decisione porterà inevitabilmente ad una serie di eventi sempre più negativi, culminando in una catastrofe. L’argomento ignora la possibilità di fermare il “pendio” lungo il percorso o di controllare l’evoluzione della situazione.

Infatti, viene definito come un errore in cui incorre un individuo che afferma che un evento deve inevitabilmente seguire un altro evento, senza alcuna dimostrazione. Per cui: l’evento X si è verificato, quindi l’evento Y accadrà inevitabilmente. Esempio: se si approva il matrimonio gay, presto tutti i tipi di relazioni verranno legalizzati.Applicato al dibattito sull’eutanasia, l’argomento del pendio scivoloso sostiene che l’accettazione di
certe pratiche possa portare invariabilmente all’accettazione di pratiche attualmente considerate inammissibili, come l’eutanasia non volontaria o involontaria. Si comincia con un caso ritenuto giusto dalla pubblica opinione (es: Dj Fabo), si finisce con l’Action T4 (operazione del regime nazista per eleminare persone con malattie genetiche).

Si passa da un’azione a una conseguenza disastrosa senza prendere in considerazione tutte le variabili e gli step che necessariamente completano il quadro. Quello del pendio scivoloso è argomento che destabilizza, che confonde, che parla alla parte di noi che ha paura di ciò che non conosce. È importante essere consapevoli di questa fallacia logica e non cadere nel tranello di credere ad un futuro catastrofista. Una frase che mi ha colpito molto viene pronunciata all’inizio dell’episodio da Quinn che dichiara “Io non muoio per me stesso ma per tutti voi”. Tale affermazione non è solo un atto di autodeterminazione personale, ma anche una scelta che si inserisce in un contesto più ampio, in cui la sua morte diventa simbolica per altri e per la società stessa. Una riflessione che, sebbene possa sembrare lontana, richiama alla mente una delle battaglie più importanti in Italia, quella di DJ Fabo.

Proprio come Quinn, che chiede di morire non solo per sé ma per liberarsi da una condizione che lo rende privo di scopo, DJ Fabo ha scelto di affrontare la morte come un atto di liberazione collettiva, non solo individuale. Entrambi, in modi diversi, hanno fatto appello alla società affinché riconosca la sofferenza esistenziale come un valido motivo per concedere a qualcuno il diritto di scegliere di morire. La scelta di Fabo è diventata un simbolo di speranza per chi, nel silenzio del proprio dolore, rivendica il diritto di scegliere quando e come dire addio alla vita. La sua lotta per il diritto al suicidio assistito ha rappresentato una vera e propria battaglia legale e sociale, culminata nel 2019 con la sentenza della Corte Costituzionale in merito all’articolo 580 del c.p. in cui viene individuata un’area di non punibilità per chi decide di accogliere la richiesta di solidarietà da parte di una persona che soffre ma tuttavia è in grado di autodeterminarsi.

Recentemente, abbiamo visto degli importanti sviluppi in merito a questa sentenza grazie alle disobbedienze civili di Marco Cappato che ha aiutato, nel 2022, due persone prive di sostegni vitali ad accedere al suicidio assistito. Infatti a maggio di quest’anno, con la sentenza 66/2025, la Corte Costituzionale si è di nuovo pronunciata in materia di fine vita e sulla legittimità costituzionale del requisito del trattamento di sostegno vitale, confermando che i trattamenti di sostegno vitale devono ritenersi sussistenti anche se rifiutati dalla persona malata. La Corte ha quindi ribadito un concetto fondamentale: il requisito del trattamento di sostegno vitale deve ritenersi soddisfatto anche quando la persona malata lo ha rifiutato. In merito a ciò, Cappato dichiara “Ora deve finire l’ostruzionismo delle aziende sanitarie. Per questo continuiamo la lotta per l’approvazione di leggi regionali che garantiscano tempi certi nelle risposte a chi soffre”.

A questo punto ci chiediamo, come siamo messi a livello nazionale? Con la campagna Liberi Subito, che ha l’obiettivo di far applicare la sentenza della Corte costituzionale sul suicidio assistito garantendo tempi certi per la procedura di verifica e attuazione, la Toscana è stata la prima Regione italiana ad approvare la legge e garantire i controlli necessari al percorso di richiesta di “suicidio assistito” in tempi certi, adeguati e definiti.

Per quanto riguarda la nostra regione Friuli Venezia Giulia, ad agosto 2023, con oltre 8.000 firme raccolte su una soglia di 5.000 necessarie, è stata presentata una proposta di legge per definire tempi e procedure per l’accesso all’aiuto medico alla morte volontaria. Tuttavia, il percorso della proposta è stato ostacolato: il 10 aprile 2024 la terza commissione regionale l’ha discussa e respinta con motivazioni estranee al suo contenuto e, il 20 giugno 2024, in Consiglio regionale, è stata bloccata da una votazione pregiudiziale. Nel frattempo, la Regione FVG ha già subito condanne per ritardi nelle procedure di assistenza al suicidio, come nei casi di “Anna” e Martina Oppelli, quest’ultima ricorsa alla Corte costituzionale contro l’illegittimità del requisito del sostegno vitale. Di fronte a questa pressione crescente, il dibattito si allarga e mette in imbarazzo il Presidente della Regione Fedriga. Lo stesso, essendo anche Presidente della Conferenza delle Regioni, interrogato dal Presidente della Regione Lombardia, ha dichiarato che si cercherà di muoversi “in modo coordinato” nel quadro legislativo esistente, evitando una posizione netta di “sì o no” sul fine vita. Una posizione ambigua che nei prossimi mesi dovrà trovare un punto di caduta. Attualmente 6 sono state le richieste per accedere al Suicidio medicalmente assistito che sono pervenute alle aziende sanitarie regionali dal 2020 ad oggi, 4 ad Asugi e 2 in Asufc.

Cito anche il caso del Veneto, regione a noi vicina, poiché i loro sviluppi potrebbero influenzare anche i nostri. Il Veneto è stata la prima Regione a discutere la proposta di legge sul fine vita, depositata con 9.000 firme (superando il minimo richiesto di 7.000). La discussione in Aula è avvenuta il 16 gennaio 2024. Con 25 voti favorevoli, 22 contrari e 3 astenuti, il Veneto non ha approvato la legge. Per l’approvazione era necessaria la maggioranza assoluta: su 50 presenti, servivano 26 sì. Il governatore Luca Zaia, deluso dall’esito della votazione, ha commentato ribadendo che il tema del fine vita non può essere oggetto di ipocrisia politica, richiede regole chiare e condivise, e ricordando come il diritto all’assistenza medica alla morte volontaria sia già riconosciuto dalle sentenze della Corte costituzionale. Il 7 maggio 2025 Zaia ha annunciato di aver “pronto un decreto per stabilire di rispondere entro dieci giorni” alle richieste dei pazienti.

La Cellula Coscioni di Pordenone si impegna costantemente per diffondere e fare informazione sulle tematiche relative al fine vita e all’autodeterminazione. Negli ultimi 2 anni sono stati organizzati diversi eventi informativi a tema DAT in collaborazione coi comuni e/o associazioni del territorio: Pordenone, Cordenons, Maniago, Spilimbergo, Aviano, Budoia, Caneva, San Vito al Tagliamento, Brugnera, Fiume Veneto, Sacile, Porcia. Sempre sulle DAT, è stato aperto uno sportello informativo presso l’UAAR tutti i primi mercoledì del mese, su appuntamento.

Le campagne a cui la Cellula ha aderito sono state quella di LIBERI SUBITO, per garantire tempi e modi certi per il suicidio medicalmente assistito in Regione; la campagna MY VOICE MY CHOICE per sollecitare la discussione in UE sulla necessità di dare supporto economico alle donne che vogliono abortire e che sono in un paese UE che glielo impedisce; la campagna PMA PER TUTTE per permettere anche alle donne single e alle coppie lesbiche di accedere alle tecniche di procreazione medicalmente assistita.

Le prossime campagne a cui la cellula ha intenzione di aderire riguardano la mobilitazione PSICHEDELICI per firmare l’appello “L’Italia apra alle terapie psichedeliche” già sottoscritto da oltre 170 scienziati per chiedere al Governo di riconoscere e rendere accessibili queste cure in cure palliative, terapie compassionevoli e per il PTSD; la mobilitazione a partire dal 26 giugno, per raccogliere le firme per una nuova proposta di legge sul fine vita che comprende sia il suicidio medicalmente assistito che l’eutanasia attiva.

Elisabetta Borlina, cellula Coscioni di Pordenone

Pubblico in sala all'incontro dell'11 giugno 2025
Gli ospiti dell'incontro dell'11 giugno 2025: Demian Alexander Torossi ed Elisabetta Borlina

2025-06-27T18:21:42+02:0027 Giugno 2025|

Diritti, ultima frontiera – Episodio 3, fine vita ed eutanasia

Diritti, ultima frontiera – Episodio 3, fine vita ed eutanasia

Venerdì 29 novembre si è tenuto il terzo incontro della serie “Diritti, ultima frontiera", in cui abbiamo approfittato di vedere insieme un episodio di una nota serie televisiva per commentarlo insieme a Nicola Vianello dello Star Trek Italian Club “Alberto Lisiero” e a Elisabetta Borlina della Cellula Coscioni di Pordenone.

Pubblichiamo in questa pagina alcune foto della serata e un testo che Elisabetta ha preparato per l’occasione.


Come abbiamo visto, in questo episodio vengono toccati diversi temi legati all’eutanasia.

Per parlare dell’argomento partiamo dal presupposto che nel linguaggio comune spesso si usano i termini “eutanasia” e “suicidio assistito” in modo interscambiabile. È pertanto indispensabile precisare l’uso di queste espressioni, quindi chiarire che non sono sinonimi.

Per eutanasia si intende l’uccisione intenzionale di un individuo da parte di un medico o del personale sanitario, per mezzo della somministrazione di farmaci, in seguito alla richiesta volontaria di tale individuo. Il suicidio assistito, invece, è l’atto per mezzo del quale un individuo si procura una morte rapida e indolore mediante l’assistenza di un medico che prescrive i farmaci necessari al suicidio e lo consiglia riguardo alle modalità di assunzione.

Fin dai primi minuti dell’episodio, si palesa la sensazione di Worf nel sentirsi un peso per i suoi compagni e un fallimento per la sua razza. Ciò lo si comprende da alcune sue frasi dette dallo stesso al comandante Riker: “Mi rifiuto di vivere come un oggetto di pietà” - “Mi aiuti a concludere la mia vita come l’ho vissuta, con dignità e onore”.

Ecco che viene, quindi, citato un concetto fondamentale quello della dignità. La dignità è una condizione umana di “nobiltà morale in cui l’uomo è posto dal suo grado, dalle sue intrinseche qualità, dalla sua stessa natura di uomo” (Treccani). La dignità è quindi una qualità intrinseca alla natura umana e ha come peculiarità la reciprocità: il rispetto di tale condizione è dovuto nei confronti di ogni individuo e allo stesso tempo l’individuo stesso deve rispettare la propria dignità.

Il valore della dignità viene citato all’art. 3 della Costituzione ed in particolare fa riferimento al concetto di dignità sociale: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”.

Il concetto di dignità viene ripreso anche in campo medico, dove la difesa della dignità viene sancita dall’articolo 32 della Costituzione: “Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge”. Ciò viene precisato anche dal Codice di Deontologia Medica all’articolo 16 e dalla pronuncia della Corte di Appello di Milano nel 1999 in cui si precisa che l’accanimento terapeutico è quella fase del trattamento sanitario oramai inutile in quanto futile e non appropriata rispetto ai prevedibili risultati perché incompatibile con i principi costituzionali, etici e morali di rispetto, dignità della persona. Con il termine accanimento terapeutico intendiamo l’applicazione di tecniche mediche che prevedono l’uso di macchinari farmaci al fine di sostenere artificialmente le funzioni vitali di individui affetti da patologie inguaribili e tali da determinare la loro morte in assenza dell’impiego di tali tecniche.

In questo frangente sono le cure palliative che permettono al paziente nella fase terminale della malattia di morire con dignità ossia gli garantiscono il diritto ad una assistenza olistica e rispettosa della persona umana che risponda certamente ai bisogni assistenziali della sua dimensione bio-fisica, ma anche a quelli delle dimensioni psicologiche e spirituali. Le cure palliative sono l’insieme degli interventi terapeutici, diagnostici e assistenziali, rivolti sia alla persona malata sia al suo nucleo familiare, finalizzati alla cura attiva e totale dei pazienti la cui malattia di base, caratterizzata da un’inarrestabile evoluzione e da una prognosi infausta, non risponde più a trattamenti specifici.

In particolare, esiste una specifica area della psicoterapia che è rivolta alle persone che si trovano in condizioni che limitano la durata della loro vita detta terapia della dignità; si tratta di un approccio terapeutico che lavora sul piano esistenziale e spirituale del paziente, il quale viene invitato a dedicarsi a conversazioni in cui si affrontano temi o ricordi che giudica importanti o che vuole siano registrati per le persone amate. Il fine della terapia è creare qualcosa che durerà, qualcosa la cui influenza si estenderà oltre la morte del paziente, che sarà ascoltata dalle generazioni a venire.

In Italia le cure palliative sono state introdotte in modo organico e sistematico, in armonia con quanto indicato dall’OMS rispetto alla terapia d’assistenza e alla presa in carico totale dei malati non rispondenti più a trattamenti specifici, con la legge 38/2010 “Disposizioni per garantire l’accesso alle cure palliative la terapia del dolore”. Inoltre, con la legge 219/2017 (“Norme in materia di consenso informato e di disposizioni anticipate di trattamento”), vengono introdotti alcuni concetti fondamentali legati al diritto all’autodeterminazione del percorso di cure nella malattia e al diritto a morire con dignità.

Non è quindi vero che stiamo abbandonando il rispetto per la vita: vogliamo rifiutare il sostegno tecnico farmacologico quando può rendere la vita intollerabile.

Eutanasia e suicidio assistito si distinguono dall’astensione terapeutica e dalla sospensione delle cure, intese rispettivamente come la decisione del medico di astenersi o di interrompere un trattamento.

Parliamo di un atto medico volontario tramite cui viene abbreviato il corso della vita di un individuo che, nel pieno possesso delle proprie facoltà mentali o tramite direttive anticipate, abbia espresso tale volontà. Un altro elemento che colpisce nell’episodio è la difficoltà di accettare la possibilità di decidere sul proprio destino diversamente da quanto viene imposto normativamente dalla società. Lo vediamo nella contrarietà del capitano Riker, incapace di comprendere i motivi sottostanti alla scelta di Worf perché impensabili secondo la sua prospettiva. Qui però interviene il capitano Picard che sprona il collega a riflettere sull’argomento provando a mettersi nei panni dell’altro. Dice: “Se lei stesse morendo, se stesse soffrendo a causa di una malattia incurabile e dovesse vivere i giorni che le restano nella sofferenza e nel dolore, non vedrebbe la morte come una liberazione? […] Possiamo non condividere né capire le sue idee ma dobbiamo rispettare quello in cui crede”.

Le preoccupazioni del capitano Riker ci riconducono ad un altro tema interessante: quello del pendio scivoloso. Nel dibattito bioetico sul tema dell’eutanasia, molti autori hanno preannunciato la discesa verso il “pendio scivoloso” (detta anche slippery slope fallacy): una volta che si accetta o si legalizza un certo comportamento, si arriverà a giustificare altre azioni oggi considerate inammissibili. Viene definito come un errore in cui incorre un individuo che afferma che un evento deve inevitabilmente seguire un altro evento, senza alcuna dimostrazione. Si portano come esempi altri eventi collegando un inizio e una fine: tra inizio e fine si danno sempre una serie di passaggi ma questi vengono ignorati. Questo “argomento” ha la seguente forma: l’evento X si è verificato, quindi l’evento Y accadrà inevitabilmente.

Ad esempio: Se domani non superi la verifica di matematica, l’anno prossimo non riuscirai a superare la maturità. Se non superi la maturità, non riuscirai ad entrare ad ingegneria. Pertanto, se fallisci il test di matematica di domani, non otterrai la laurea!

Applicato al dibattito sull’eutanasia, l’argomento del pendio scivoloso sostiene che l’accettazione di certe pratiche possa portare invariabilmente all’accettazione di pratiche attualmente considerate inammissibili, come l’eutanasia non volontaria o involontaria. Si comincia con un caso ritenuto giusto dalla pubblica opinione (es: Dj Fabo), si finisce con l’Action T4 (operazione del regime nazista per eliminare persone con malattie genetiche).

Si passa da un’azione a una conseguenza catastrofica senza prendere in considerazione tutte le variabili e gli step che necessariamente completano il quadro.
Quello del pendio scivoloso è argomento che destabilizza, che confonde, che parla alla parte di noi che ha paura di ciò che non conosce, di un futuro sempre più buio, di essere fregati. Possiamo, quindi, affermare che utilizzarlo in un dibattito è scorretto poiché non solo fa leva moralmente su un futuro catastrofista ma lo fa pure in maniera scorretta a livello logico, in quanto non è supportato da conseguenze coerenti e/o prevedibili.

L’eutanasia è oggetto di dibattito e al centro di accese controversie in ambito penale, religioso, legislativo, scientifico, filosofico, politico ed etico. La Cellula Coscioni di Pordenone si è impegnata nella raccolta firme per il referendum del 2021 per l’eutanasia legale che chiedeva l’abrogazione parziale dell’art. 579 del Codice Penale (omicidio del consenziente). La Corte Costituzionale ha dichiarato inammissibile la richiesta di referendum di abrogazione parziale dell’art. 579 Codice Penale poiché, rendendo lecito l’omicidio di chiunque abbia prestato a tal fine un valido consenso, priva la vita della tutela minima richiesta dalla Costituzione.

L’approvazione del referendum, secondo la Corte Costituzionale, avrebbe reso lecito l’omicidio di chi vi abbia validamente consentito, a prescindere dai motivi per i quali il consenso è prestato, dalle forme in cui è espresso, dalla qualità dell’autore del fatto e dai modi in cui la morte è provocata. Per il suicidio assistito, con la sentenza del 2019 della Corte Costituzionale in merito all’articolo 580 del Codice Penale viene individuata un’area di non punibilità per chi decide di accogliere la richiesta di solidarietà da parte di una persona che soffre ma tuttavia è in grado di autodeterminarsi.

Quest’anno la Cellula si è impegnata nella promozione e nella raccolta firma per al campagna “Liberi Subito”, con l’obiettivo di promuovere una proposta di legge regionale che garantisca il percorso di richiesta di “suicidio” medicalmente assistito e i controlli necessari in tempi certi, adeguati e definiti. Con oltre 8.000 firme sulle 5.000 necessarie, il Friuli Venezia Giulia è stata la quarta regione italiana a vedere il deposito della proposta di legge regionale di iniziativa popolare per regolamentare l’aiuto medico alla morte volontaria.

Attualmente, il Consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia ha bocciato il testo della mozione sul fine vita, presentato da Enrico Bullian per consentire alle persone di “scegliere liberamente se esercitare o meno il diritto di ricorrere al suicidio medicalmente assistito quando le condizioni di sofferenza diventano estreme e irreversibili, come già stabilito dalla Corte Costituzionale”, ritenendo di non dover aderire perché “la materia non è di competenza regionale”. Il Consiglio regionale ha invece approvato la mozione presentata da Carlo Bolzonello sul potenziamento delle cure palliative. Tuttavia, il Consiglio dovrà misurarsi con la proposta di legge regionale promossa dall’Associazione Luca Coscioni. Siamo quindi in attesa di un loro riscontro.

Elisabetta Borlina, cellula Coscioni di Pordenone

Elisabetta Borlina (cellula Coscioni Pordenone)
Il pubblico in sala per l'episodio 3 di Diritti, ultima frontiera - FIne vita ed eutanasia

2024-04-07T17:45:02+02:001 Dicembre 2023|

Venerdì 17: giornata anti-superstizione!

Venerdì 17: giornata anti-superstizione!

Il Circolo Uaar di Pordenone è lieto di ospitare presso la propria sede l’attività organizzata dal gruppo locale CICAP in occasione della Giornata Anti Supestizione, un appuntamento che dal 2009 si rinnova a ogni venerdì 17, per comunicare in modo ironico un concetto molto importante: essere superstiziosi porta male! Durante la GAS si riflette su cosa siano le superstizioni, si cerca di sfidarle e di esorcizzare insieme la paura o anche solo il sospetto che alcuni gesti, persone oppure oggetti possano portare sfortuna o fortuna. A volte si usano giochi e altre trovate che possono fare sorridere, ma che vogliono essere un modo per affrontare con leggerezza rituali e tradizioni che, se presi troppo sul serio, possono anche condizionare negativamente la vita delle persone.

Venerdì 17 novembre si parlerà soprattutto di superstizioni scolastiche e studentesche: riti, scaramanzie e scongiuri, abbigliamento portafortuna e probabilità di essere i prescelti per le interrogazioni.

L’evento pordenonese è fissato per le 20.30 di venerdì 17 novembre, presso la sede del Circolo Uaar di Pordenone, in via Montello 22.

2024-04-07T17:45:11+02:0010 Novembre 2023|

Su Inside Star Trek Magazine un articolo sul nostro incontro del 30 maggio

Su Inside Star Trek Magazine un articolo sul nostro incontro del 30 maggio

Articolo Inside Star Trek Magazine 30 maggio 2023

Il numero 217 di Inside Star Trek Magazine (giugno 2023), rivista ufficiale dello Star Trek Italian Club “Alberto Lisiero”, ha pubblicato un articolo di Dario Zanette dedicato all’incontro che abbiamo organizzato presso la Mediateca di Cinemazero il 30 maggio scorso. Lo ripubblichiamo qui su gentile concessione.


Star Trek e la visione dei diritti civili e sociali.
-Curzon! Mio vecchio amico!
-Sono Jadzia ora
-Jadzia! Mia vecchia amica!

Un meme. Tutto parte da un meme, condiviso nella chat WhatsApp del circolo UAAR di Pordenone, e lo “zoccolo nerd!” del circolo parte in quarta (warp?) a parlare dei trill e di come sono stati sapientemente utilizzati per portare sugli schermi televisivi degli anni ’90 tematiche LGBTQI+ senza che ce ne si accorse (quasi). “Ci si potrebbe fare una conferenza!”

E infatti.

Loris Tissino, coordinatore del circolo, subito si attiva per organizzare una serata, lavorando di concerto con la Mediateca Cinemazero di Pordenone e FVG Pride, che quest’anno porta il Pride a sfilare proprio per le vie di Pordenone. Diego Martin coinvolge lo STIC, nelle persone di Claudio Sonego e Patrizia Guglielmini; Diego, il sottoscritto e Anna Piva si mettono alla ricerca dei più notevoli episodi, selezionandone “solo” alcuni: 72! Cinemazero coinvolge lo storico del cinema Tito Vagni e la serata è organizzata. Giulia Sala di Arcigay Friuli modera mentre Claudio snocciola la storia di Star Trek dagli anni ’60 ad oggi.

Serie classica, The Next Generation, Deep Space Nine, Voyager, Enterprise. Da queste serie soltanto provengono i 72 episodi: Serie animata, Discovery, Lower Decks, Picard, Strange New Worlds, Prodigy e i lungometraggi non sono stati considerati solo per semplicità, non perché non lo meritassero… Episodi, dunque, che oramai vantano un certo numero di anni alle spalle: venti, per “Cogenitore” (ENT), trenta, per “Il diritto di essere” (TNG), cinquanta per “Umiliati per forza maggiore” (TOS).

I temi trattati da Star Trek, il fandom lo sa bene, spaziano dai diritti civili all’etica, passando per femminismo e sessismo, religione, razzismo, disabilità, e altri ancora… temi trattati e puntate su questi ce ne sono a sufficienza per fare non una, ma decine di conferenze! Trattandosi di una conferenza creata in occasione del Pride, ci siamo però focalizzati in particolar modo sulle tematiche LGBTQI+ e su come siano state trattate in Star Trek. Il bacio tra Uhura e Kirk è solo il primo esempio, il più lampante. In “La posta in gioco” (TOS) vi è un accenno, brevissimo, a un personaggio transgender. È una scena che con gli occhi di oggi sembra quasi ingenua, ma per gli anni ’60 era già avanti… e si rischiava grosso: da un’intervista a Takei apprendiamo che Roddenberry avrebbe voluto trattare anche il tema dell’omosessualità, ma che doveva stare attento a non osare troppo altrimenti non ci sarebbe stato alcuno show in cui poter parlare di queste cose. Osare, infatti: se è vero che Star Trek era sempre più avanti dei tempi, è anche vero che molte sono state le occasioni in cui si sarebbe potuto avere più coraggio: “Il diritto di essere”, “L’ospite” e “Riuniti” sono tre esempi da TNG e DS9 che hanno ricevuto critiche proprio per aver osato in maniera troppo blanda. Ricordiamo però che il messaggio che si vuole lanciare, viene poi interpretato in maniera diversa da spettatore a spettatore: Claudio ci ha riferito l’emblematico esempio di uno spettatore degli Stati Uniti meridionali che, dopo il bacio tra Uhura e Kirk, travisò completamente il senso della scena…

Tutti conosciamo l’IDIC. La filosofia vulcaniana delle infinite diversità in infinite combinazioni. “Diversity contains as many treasures as those waiting us on other worlds. We will find it impossible to fear diversity and to enter future at the same time.” Questo diceva Gene Roddenberry ai tempi della serie classica. Eppure, come è stato fatto notare durante la conferenza, mezzo secolo dopo siamo ancora qui a dover lottare per diritti che, nella visione di Roddenberry, sono tanto garantiti quanto scontati, per tutti. Cinquant’anni dopo “Sia questa l’ultima battaglia” siamo ancora con troppe guerre su questo pianeta. Trent’anni dopo i trill di Deep Space Nine abbiamo ancora governi che si oppongono ai diritti LGBTQI+. Trentasette anni dopo “Rotta verso la Terra” stiamo ancora devastando il nostro ecosistema. Trent’anni dopo “Diritto di morte” ancora non abbiamo una legge per l’eutanasia, e dopo sette stagioni di The Next Generation, non so ancora quante persone non vedenti si sentano sicure ad attraversare la strada nelle nostre città.

Come detto, la serata si incastrava in una più ampia rassegna di vari incontri che portano fino al Pride di sabato 10 giugno 2023. Non sorprende quindi che dei diversi spezzoni di episodi che sono stati proiettati, la gran parte riguardava proprio i trill. La loro prima apparizione negli anni ’90 li vede nella persona dell’ambasciatore Odan, che intrattiene una relazione sentimentale con la dottoressa Crusher. E al cambio di ospite di Odan, scopriamo che l’umanità forse non è ancora pronta ad affrontare questo genere di sentimenti (staranno parlando dell’umanità del XXIV secolo o di quella del XX? Chi lo sa…). Durante tutta Deep Space Nine, Dax ci permette di affrontare più e più volte tematiche ad oggi ancora così delicate: il cambio di ospite comporta portare in un corpo nuovo le esperienze e i ricordi di tutti gli ospiti precedenti, compresi i loro sentimenti. E spesso anche il sesso varia tra due ospiti consecutivi. Scopriamo che per i trill è un tabù continuare una relazione sentimentale iniziata con ospiti precedenti, ma ciò a prescindere dal genere di questi. Proprio rompendo questo tabù ci viene mostrato il primo bacio lesbico nella storia di Star Trek, in “Riuniti”.

“Il diritto di essere” parla di identità di genere, ribaltando completamente la situazione conosciuta allo spettatore: i j’nai sono una specie senza genere, e la minoranza discriminata è quella composta da individui che sentono di essere di un qualche genere. Di nuovo, stiamo parlando di un pianeta alieno dove chi si sente femmina o maschio viene costretto a forza a divenire neutro, o stiamo parlando dell’umanità del XX secolo, dove accade l’esatto contrario?

Anche la questione linguistica è stata toccata. Star Trek è prodotto in lingua inglese e in lingua inglese esistono parole neutre senza genere. Negli anni ’80 la Enterprise passò dal “to boldly go where no man has gone before” al “to boldly go where no one has gone before”; ecco che con una sola parola diversa, nella sola battuta finale di Rotta Verso L’Ignoto, l’intero universo di Star Trek è diventato più inclusivo e meno discriminante: nessuna differenza di razza, di specie, o di sesso. La lingua italiana non ha alcuna parola di genere neutro, ed ecco quindi che l’Enterprise va “dove nessuno è mai giunto prima”: e tutte le capitane e le ufficiali donna che abbiamo avuto in questi anni? Non sta a noi addentrarci in una questione tanto spinosa qual è quella dell’inclusività della lingua italiana, ci sono fior di linguisti che ne stanno dibattendo e molte persone stanno sperimentando soluzioni alternative e imperfette. Non sappiamo se e come si evolverà la lingua italiana, ma credo che sia nel pieno spirito di Star Trek prestare attenzione a questo specifico tema e porre rimedio in qualche modo, appena possibile. Credo che anche in questo stia l’IDIC: infinite diversità, in infinite combinazioni… e di uguali dignità.

Nel momento in cui sto scrivendo queste righe, siamo tutti in attesa della seconda stagione di SNW, che come DSC e LD è stata accusata da certi ambienti di essere troppo “woke”. E tutto questo nuovo rinascimento di Star Trek lo è. Ma Star Trek è SEMPRE stato “woke”. Questo è l’IDIC, questa è la speranza che Star Trek ci porta da ormai molti decenni: la speranza di un futuro migliore, creato dal nostro lavoro, dalla nostra intelligenza, dal nostro saper andare oltre le differenze per unirci e migliorarci a vicenda. Non so voi, ma io non sono mai stato tanto orgoglioso di essere un fan di Star Trek.

Alla fine, non servirebbe poi molto per rendere l’utopia di Star Trek un po’ più reale, già da oggi. Forse basterebbe essere come un certo guerriero klingon, leggendario, degno di onore, fortissimo, la cui amicizia non si ferma all’aspetto esteriore di Dax.

2023-10-04T16:08:10+02:004 Ottobre 2023|

Malnisio Science Festival, 6-8 ottobre

Malnisio Science Festival, 6-8 ottobre

Malnisio Science Festival

Anche quest’anno il nostro circolo ha collaborato alla realizzazione del Malnisio Science Festival, una finestra sul presente e sul futuro ideata per scoprire quanto sia affascinante il mondo, se visto attraverso gli occhi della scienza, che mira a far innamorare grandi e piccini del sapere, delle sue scoperte e delle donne e degli uomini che hanno cambiato, e continuano a cambiare, la nostra comprensione della realtà.

Il titolo scelto per quest’anno è «One Planet, Our Future» (un pianeta, il nostro futuro). L’edizione sarà dedicata al cambiamento climatico e alla crisi ambientale a cui anche la rivista dell’UAAR, Nessun Dogma, ha recentemente dedicato un numero (Nell’occhio del ciclone. Perché il pianeta ha bisogno di un’ecologia laica, razionale e scientifica).

L’appuntamento è per il fine settimana di venerdì 6, sabato 7 e domenica 8 ottobre, alla Centrale idroelettrica Pitter di Malnisio (Montereale Valcellina). Il programma completo (che prevede conferenze, una mostra ed un gioco per gruppi che vogliono provare, in quindici minuti, a trovare strategie per cambiare il mondo) si trova nel sito MalnisioScienceFestival.it.

2024-04-07T17:45:34+02:001 Ottobre 2023|

Fino al 31 luglio firma per il “suicidio assistito” in FVG

Fino al 31 luglio firma per il “suicidio assistito” in FVG

Raccolta firme proposta legge regionale "liberi subito"

Chi vive in condizioni di sofferenza fisica o psicologica insopportabile può avere già diritto a ottenere aiuto medico alla morte volontaria in Italia. Anche in assenza di una legge nazionale. Ma per garantire tempi certi per la procedura di verifica e attuazione è meglio che ci sia una legge regionale.

I circoli Uaar del Friuli-Venezia Giulia aderiscono alla campagna "Liberi subito" per la presentazione di una proposta in tal senso, in modo che le persone maggiorenni affette da patologie irreversibili, con gravi sofferenze fisiche o psicologiche, pienamente capaci di prendere decisioni libere e consapevoli, tenute in vita da trattamenti di sostegno vitale, che intendono interrompere la propria vita, non rimangano in attesa di ASL e Comitati Etici territoriali che, per svolgere le loro funzioni di verifica delle condizioni, possono impiegare mesi.

Puoi trovare informazioni sui tavoli allestiti in regione per la raccolta firme nella pagina web del comitato promotore.

2024-04-07T17:45:45+02:0024 Giugno 2023|

Anche l’UAAR all’FVG Pride del 10 giugno

Anche l’UAAR all’FVG Pride del 10 giugno

FVGPride 10 giugno 2023 - Resistenza in corso

Il Circolo UAAR di Pordenone sarà presente all'FVG Pride di sabato 10 giugno che si terrà in città.

L'Uaar ha tra i suoi obiettivi l'ampliamento dei diritti di famiglia e sessuali e da sempre sostiene le rivendicazioni della comunità LGBTQIA+. D'altro canto, anche l'FVGPride ha come secondo punto del suo manifesto il rispetto della laicità dello Stato.

Tra gli obiettivi UAAR figurano infatti:

  • Ampliamento dei diritti di famiglia (Estensione dell’istituto del matrimonio a tutte le coppie, a prescindere dalla loro identità sessuale o di genere; riconoscimento dei diritti delle coppie di fatto, a prescindere dalla loro identità sessuale o di genere; riduzione dei tempi per ottenere separazione e divorzio; possibilità per le coppie di unirsi ufficialmente anche fuori dagli edifici pubblici, in luoghi di proprio gradimento; eliminazione della discrezionalità sindacale nella concessione della delega per la celebrazione di matrimoni e unioni civili);
  • Ampliamento dei diritti sessuali (insegnamento nelle scuole dell’educazione sessuale, dell’educazione affettiva e dell’educazione alle differenze; rimozione di ogni ostacolo frapposto alla contraccezione, in particolare a quella d’emergenza; legge contro l’omofobia e rimozione di ogni discriminazione basata sull’orientamento sessuale; formazione di assistenti sessuali per disabili; contrasto di pratiche lesive dell’integrità fisica come le mutilazioni genitali femminili e la circoncisione rituale maschile);
  • Ampliamento dei diritti riproduttivi (presenza capillare di consultori pubblici; eliminazione di ogni ostacolo per l’utilizzo della pillola RU-486; abolizione della legge 40/2004 in materia di fecondazione artificiale, con possibilità di accesso ai single e alle coppie non sposate, sia etero che omosessuali, e con riconoscimento della cosiddetta “eterologa” e delle diagnosi preimpianto; riconoscimento della condizione di candidabilità all’adozione a chiunque, ai single come alle coppie non sposate, a prescindere dalla identità di genere o sessuale degli adottanti; abolizione dell’obiezione di coscienza prevista nei reparti di ginecologia degli ospedali pubblici, che devono garantire premura e tempestività nei confronti di chi chiede una Ivg e che devono inibire l’accesso agli attivisti ideologicamente orientati; imposizione di sanzioni ai farmacisti che “obiettano”; legalizzazione e regolamentazione della Gestazione Per Altri (GPA), basata sul libero accordo tra le parti).

E nel manifesto dell'FVG Pride si legge:

«Esigiamo che lo Stato italiano garantisca la laicità dei suoi organi, affinché nessuna confessione religiosa o dellɜ funzionariɜ possano imporre un modello comportamentale, dettare scelte politiche o influenzare scelte giudiziarie che giustifichino pratiche sociali o atti discriminatori. Chiediamo inoltre che gli enti pubblici ribadiscano la propria indipendenza dalle religioni spogliandosi dei simboli di culto, come ad esempio i crocefissi nelle scuole, che attentano tanto contro la laicità dello Stato quanto al diritto alla libertà religiosa.»

Venite a manifestare con noi!

Aggiornamento

Foto dell'evento

Il nostro gruppo assieme a Furio Honsell, consigliere regionale del Friuli-Venezia Giulia.

L'Uaar al Pride di Pordenone, 2023

Un momento della parata.

2024-04-07T17:45:55+02:0027 Maggio 2023|

Star Trek e la visione dei diritti civili e sociali

Star Trek e la visione dei diritti civili e sociali

Martedì 30 maggio, ore 20.30
Nell’ambito degli eventi di FVG Pride e con la collaborazione della Mediateca Pordenone di Cinemazero e dello STIC – Star Trek Italian Club “Alberto Lisiero”, si terrà una serata speciale dedicata a Star Trek e ai diritti.

Star Trek ha sempre utilizzato la sua promessa di esplorazione spaziale come metafora per la ricerca e la comprensione della società umana.
Molti episodi della serie hanno infatti affrontato tematiche come la discriminazione razziale e sessuale, le migrazioni, la religione e il suo rapporto con la scienza, l’etica generale e declinata in campo medico e di guerra. Parleremo della futuristica utopia immaginato da Gene Roddenberry, il creatore di Star Trek, ed analizzeremo alcuni episodi che affrontano temi sociali critici, esplorando le questioni più di attualità riguardanti la diversità, la libertà, l’uguaglianza e la giustizia sociale.

Partecipano:
Claudio SonegoPatrizia Guglielmini, Star Trek Italian Club “Alberto Lisiero”.
Tito Vagni, Università di Macerata.

Introduce e modera Giulia Sala, Arcigay Friuli.

Aggiornamento

Foto dell’evento

Giulia Sala introduce i relatori.

Dario Zanette presenta l’associazione UAAR.

Claudio Sonego spiega l’impatto culturale di Star Trek.

Patrizia Guglielmini racconta la nascita dello S.T.I.C. (Star Trek Italian Club).

Tito Vagni contribuisce alla spiegazione sull’impatto culturale di Star Trek.

Un momento della Conferenza durante l’intervento di Tito Vagni.

Un momento della Conferenza durante la proiezione di un episodio della serie.

Un momento della Conferenza durante la proiezione di un episodio della serie.

2024-04-07T17:47:21+02:0015 Maggio 2023|

Aperitivo per i sei anni del Circolo

Aperitivo per i sei anni del Circolo

Sabato 10 dicembre 2022 il Circolo UAAR di Pordenone compie sei anni e la Dichiarazione universale dei diritti umani ne compie ben 74!
Abbiamo pensato di festeggiare trovandoci assieme per un aperitivo che sarà anche occasione per parlare delle cose fatte, in programma e ipotizzabili per il futuro, per iscriversi all’associazione (più siamo, più contiamo) o per rinnovare l’adesione, per sfogliare la rivista Nessun Dogma, per acquistare un libro o un gadget (ottime idee regalo, peraltro).

Ci ritroviamo presso la sede del Circolo, in via Montello 22 a Pordenone, alle ore 18.00.

2024-04-07T17:46:19+02:002 Dicembre 2022|

FVG Pride 2019

FVG Pride 2019

L’UAAR è da sempre a fianco della comunità LGBT per la rivendicazione dei diritti civili.
Il Circolo di Pordenone parteciperà all’FVG Pride che si terrà a Trieste sabato 8 giugno 2019.

In preparazione al Pride è stata organizzata a Pordenone la conferenza “Viaggio nel Paese dell’omofobia” che si è tenuta mercoledì 29 maggio.

Approfondimenti

Per approfondimenti:
www.fvgpride.it

Aggiornamento

Foto dell’evento

2023-08-14T23:51:08+02:0031 Maggio 2019|